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20 apr 2010

Gli OGM fanno male all’ambiente




La prima, grande sperimentazione compiuta sulle coltivazioni transgeniche parla chiaro: l’impatto sulla biodiversità è negativo.


I risultati delle coltivazioni sperimentali di ogm (organismi geneticamente modificati) sono sorprendentemente chiari. In due dei tre casi studiati (mais, barbabietola da zucchero e colza a semina primaverile) gli erbicidi adatti alle colture ogm hanno danneggiato gli animali e le piante selvatiche dell’ambiente circostante. Un effetto che non dovrebbe stupire: tra le altre cose, uno degli obiettivi di queste biotecnologie è consentire l’impiego di erbicidi e pesticidi più efficaci per tenere a freno le piante infestanti e i parassiti senza danneggiare la coltura. Meno erbacce vuol dire meno insetti, e quindi meno uccelli, come gli zigoli o le allodole.
Ma i fautori degli ogm sostenevano che le cose sarebbero andate diversamente: le nuove colture avrebbero permesso di usare erbicidi più efficaci e mirati invece dell’attuale cocktail chimico, e quindi gli agenti impiegati sarebbero stati meno nocivi per la natura. Ora però questa teoria è stata confutata.
Nel caso della barbabietola e della colza, la coltivazione di varietà modificate ha ridotto la biodiversità dell’ambiente circostante. Nel terzo caso, quello del mais, la biodiversità è aumentata, ma l’effetto potrebbe dipendere dal fatto che il mais convenzionale è stato trattato con un erbicida molto potente il cui uso sta per essere proibito, dopo altri paesi, anche in Gran Bretagna.


Tre questioni in sospeso

Va detto che questi esperimenti erano circoscritti all’impatto sulla biodiversità. Ma ci sono altre tre questioni da tenere presenti. La prima è se sia pericoloso mangiare alimenti che contengono ogm. (…)
La seconda è se queste colture possono andare incontro a un’impollinazione incrociata con altre piante, incluse quelle infestanti, con conseguenze «imprevedibili», che in realtà sono già previste, come la creazione di supererbacce resistenti agli erbicidi. (…)
L’ultima questione è se le biotecnologie possano determinare un aumento significativo dei raccolti. Finora ci sono riuscite grazie a un controllo più efficace sugli infestanti e sui parassiti, ma compromettendo la biodiversità, come ha rivelato la sperimentazione.In parole povere, la scelta si riduce all’alternativa tra raccolti abbondanti e biodiversità. Si tratta insomma della stessa alternativa offerta dall’agricoltura intensiva dalla rivoluzione industriale in poi, e negli ultimi decenni è stato generalmente riconosciuto che la politica agricola dovrebbe andare nella direzione opposta a quella indicata dagli ogm: bisognerebbe allontanarsi dall’agricoltura intensiva e spostarsi verso la tutela della biodiversità. Non bisogna essere fanatici dell’agricoltura biologica per capire che il prezzo ambientale delle moderne tecniche agricole è troppo elevato. La priorità non dovrebbe essere assegnata a un’ulteriore intensificazione delle monocolture e degli allevamenti intensivi, bensì all’interruzione dei sussidi e delle barriere tariffarie, alla protezione e al ripristino degli habitat originari e alla promozione del benessere degli animali (…)

2010


Dopo che la Commissione europea ha sdoganato la patata Ogm Amflora, la multinazionale tedesca biotech Basf si appresta a chiedere all’Unione europea l’autorizzazione per la coltivazione di altre due patate geneticamente modificate, tra le quali la patata Fortuna, resistente alla malattia fungina Peronospera.


La decisione della Commissione europea è estremamente grave perché butta all’aria decenni di applicazione del “principio di precauzione”, quello che ha guidato gli amministratori per molto tempo, e secondo il quale si è evitato di introdurre sementi geneticamente modificate fino a quando non ci fossero evidenze scientifiche tali da consentire di escludere con certezza danni alla salute dei consumatori, oltre che

all’ambiente.


Inoltre, l’introduzione dell’Amflora è avvenuta nonostante i pareri contrari dell’Agenzia europea del farmaco e dell’Organizzazione mondiale della sanità. Purtroppo tale decisione rischia di rappresentare un pericoloso precedente che apre la strada all’introduzione di altri Ogm in agricoltura, come la rapida azione della Basf sta a dimostrare. Le potenti lobby e multinazionali dell’agroalimentare non staranno certo con le mani in mano e metteranno in atto tutte le strategie legali, pubblicitarie e commerciali per aggirare le barriere che i singoli stati europei giustamente vorranno erigere all’introduzione degli Ogm.


Meditiamo...



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